LE MONETE PAZZERELLE

 

È un pomeriggio di primavera quando il papà rientra dal lavoro con l’aria più sorridente del solito. Giorgio gli corre incontro subito e lo abbraccia.

Appena in cucina, il papà, con fare misterioso, depone un pacchettino sul tavolo dicendo al figlio: «È per te! Guarda».

Il bambino, al colmo della curiosità, toglie la carta che avvolge il pacchettino e ne esce fuori un piccolo portamonete.

«Ti piace?», chiede il babbo. È bello, di cuoio, con le cuciture rosse tutto attorno; nel mezzo un gran bottone, rosso anch’esso, e un bel paperino dipinto a fronte.

«Urrà!», grida Giorgio: «Ora sono grande anch’io e possiedo un portamonete tutto mio. Grazie papà»; e non smette più di aprirlo e richiuderlo con evidente soddisfazione.

Dopo alcuni giorni, nella testa del nostro Giorgio compaiono nuovi pensieri: «Cosa posso metterci qui dentro? Lo chiederò alla mamma»; e lei precisa come sempre: «Ecco qua: ti regalo dei soldini che chiuderai nell’apposito scomparto».

Sono alcune monete di metallo di diverso valore. Una è più grande delle altre e sembra anche più scintillante. «Perché questa è diversa dalle altre?», chiede Giorgio che è molto curioso.

«Perché vale di più», le risponde la nonna sorridente.

Le monete cominciano a tintinnare ogni volta che il borsellino si sposta e Giorgio si diverte un mondo a sbatacchiarlo di qua e di là per sentire il suono che produce.

«Oh, finalmente qualcuno che si interessa alla nostra musica, invece di spenderci subito. Siamo stufe di girare di mano in mano come delle trottole»; si fanno sentire le monetine. E così sono felici di starsene tranquille nell’astuccio, comode comode, a chiacchierare tra di loro.

Un giorno però, Giorgio passa davanti a un negozio di giocattoli: «Adesso entro e me ne compro uno!», dice tra sé.

Apre il borsellino ma ogni volta che prende in mano una moneta, questa gli sguscia dalle dita e scivola tra le altre.

«Come mai?», direte voi. Semplice dico io da brava nonna: non vogliono farsi spendere perché hanno capito che di giocattoli in casa di Giorgio ce ne sono anche troppi! La stessa cosa capita quando passano davanti ai dolci, alle cioccolate e alle caramelle.

Vi sembrerà impossibile, eppure accade proprio così. Siamo o non siamo in una fiaba, uffa; e per giunta l’ho inventata io, perciò…

«Perché non volete uscire dal vostro nascondiglio?», si arrabbia il bambino.

«Ma non vedi come sei ingozzato di dolci e leccornie? Ti fanno maleee!», gli rispondono in coro le monetine.

«Così non vale», si lamenta Giorgio: «Voi siete d’accordo con mia nonna. Cosa vi ha dato per farvi blaterare tutte queste regole una dietro l’altra?».

«Proprio un bel niente, noi siamo fatte così! Siamo monete magiche che parlano quanto vogliono»; gli rispondono quelle.

Giorgio comincia a riflettere su quello che gli hanno detto i soldini, dapprima un po’ corrucciato; poi sempre più sereno.

Nel frattempo camminando ancora un po’, finisce davanti alla vetrina di una libreria. Un bel libro di favole fa bella mostra di sé, pieno di figure colorate e parole grandi e grosse che sembrano strizzare l’occhiolino proprio a lui che le sta guardando.

«Ma dite a me?», domanda Giorgio incuriosito; e in men che non si dica, si infila le mani in tasca ed estrae il borsellino delle monete pazzerelle.

Non fa neanche in tempo ad aprirlo, che quelle rotolano fuori ridendo allegramente; si tuffano sul banco del libraio e gridano felici: «Bravo Giorgio! Adesso sì che ci spendi bene. Ora non ci dispiace più lasciarti. Era da tanto che non leggevi più. Divertiti a scoprire ancora tante storie come la nostra; ciaooo».

 

 

Da un’idea di Jacopo Nicolodi, a cura di Carmela Tomasi

contenuta nel programma radiofonico Mogio Beluga racconta di Claudio Quinzani, andato in onda presso un’emittente trentina nel biennio 1995 – 1996.

illustrazione di Alfonso Maffini

 


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