IL SOLDATO CHE NON AVEVA NULLA

 

C’era una volta un soldato che tornava dalla guerra, perché finalmente era finita. Aveva un vestito azzurro e sul petto una stella dorata che brillava se sfiorata dai raggi del sole.

Camminava lungo la strada e quasi non si ricordava più di come cammina la gente ogni giorno; lui faceva così: «Un due, un due, un due!».

A un certo punto vide una vecchietta seduta su di un sasso che lo guardava e gli chiese da bere.

Il soldato aveva solo una borraccia d’acqua appesa alla cintura. Ci pensò un attimo, poi se la sfilò di dosso e la porse alla vecchietta; che la prese e la bevve tutta d’un fiato, tanta era la sua sete!

Riconsegnò la borraccia, ringraziò, mise le mani nella tasca del suo ampio grembiule; ne tirò fuori una scatolina, la diede al giovane soldato e se ne andò per la sua strada.

Egli si sedé sul sasso e aprì la scatolina. Dentro c’era un biglietto con le indicazioni per raggiungere un castello dove abitava una bella principessa. Chiuse la scatola, la infilò in tasca e si mise a cercare la strada per il castello.

Camminò e camminò per molti giorni. Si sentiva stanco e sfinito e il castello non si vedeva ancora, neppure in lontananza.

Ogni tanto inciampava nei sassi e si pungeva con cespugli dalle grosse spine. Doveva cercare di scansarli o addirittura scostarli attentamente per riuscire a passare, a volte si inzaccherava tutto dentro pozzanghere enormi.

Gli sembrava di non avere più la forza neppure per fare un altro passo. Dovette sedersi sul ciglio della strada.

Si guardò le scarpe: erano infangate e rotte e anche il suo vestito era pieno di polvere e tutto stropicciato. Scoraggiato e stanco, finì per addormentarsi.

Ad un tratto si svegliò di soprassalto, perché gli era parso di sentire una mano che lo toccava.

Era il cocchiere di una carrozza che non riusciva più ad andare avanti, perché una ruota sprofondava nel fango. Il soldato aiutò l’uomo a tirar fuori la carrozza dal pantano.

«Che posso fare per ringraziarti?», domandò il cocchiere.

«Se vai al castello, potresti portarmi con te», rispose il soldato.

«Sali presto che sono in ritardo!», e spronando il cavallo la carrozza partì veloce.

Giunsero finalmente al maniero che ormai era buio e le finestre della grande costruzione si stavano illuminando.

«Che sei venuto a fare fin quassù?», chiese l’uomo dei cavalli al giovane soldato.

«Ho sentito dire che qui abita una principessa e vorrei conoscerla», rispose sicuro il giovane.

«Povero illuso! Tu non hai idea di quanti uomini si siano presentati a corte per chiedere la mano di Rosaura. Tutti con un’infinità di regali: servi, cavalli, tesori; ma lei ha mandato via sempre tutti. E tu, poveretto: non hai nulla, sei così malconcio e malvestito. Con che coraggio ti presenti a sua maestà?».

Il ragazzo rimase a bocca aperta, non sapeva più che dire. Il nome della principessa aveva un suono dolcissimo; ma lui rimase pensieroso e corrucciato a cercare di capire come fare.

«Cosa posso offrile? Ha già tutto!», pensava tra sé lisciandosi i capelli e cercando di accomodarsi l’abito alla meno peggio. Poi avvertì nella tasca qualcosa: «Ah già: la scatolina, ecco cosa posso donare a Rosaura!»; e decise di tentare.

Di buon umore si mise a riposare: il cocchiere lo lasciò dormire nella stalla e gli procurò anche un vestito un po’ più decente per presentarsi alla principessa l’indomani.

Il giorno dopo, il ragazzo, tutto sorridente e pieno di buone speranze, salì la lunga scalinata del castello che portava agli appartamenti reali.

Salì di corsa ogni gradino, senza neppure accorgersi che in cima c’era la principessa che lo guardava sorpresa. Era uscita dalle sue stanze attratta dal suono delle scarpe del giovane soldato e continuava a fissarlo stupita.

Quello arrivò in cima e disse d’un fiato: «Rosaura, buongiorno!». La principessa rimase a bocca aperta: era la prima volta che vedeva un giovane, semplice, bello e con il viso sorridente.

Il ragazzo che si chiamava Gianluca, sentì un tuffo al cuore. «Quanto è bella Rosaura, mi piace, mi piace per davvero!»; pensò il giovane.

Si avvicinò e con la mano tremante le diede la scatolina. La principessa la aprì e lanciò un grido di gioia: dentro c’era un cuoricino d’oro!

Gianluca non riusciva a capire come potesse essere accaduto, ancora non si rendeva conto di possedere una scatola magica.

«Nessuno finora mi ha mai fatto un regalo così prezioso, io accetto il tuo cuore!», disse la giovane tutto d’un fiato.

Gianluca e Rosaura si presero per mano ed entrarono nella stanza reale per presentarsi al cospetto del re e della regina.

Che dite? Sono stati accolti favorevolmente? I regnanti permisero loro di celebrare le nozze?

Bè, non sappiamo come finisce la storia, però i due innamorati avevano una scatolina magica tutta per loro; e con un portento simile quante cose sono possibili!

 

 

Da un’idea di Jacopo Nicolodi, a cura di Carmela Tomasi; elaborata da una fiaba popolare. Contenuta nel programma radiofonico Mogio Beluga racconta di Claudio Quinzani, andato in onda presso un’emittente trentina nel biennio 1995 – 1996.

illustrazione di Fabrizio Berti

 


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