GEOMETRA

 

Se ne sta seduto tutto solo sotto la grande quercia, si guarda attorno, ha occhi di falco: sempre curioso; ingordo di ogni cosa che può captare. Il suo passo è deciso: non veloce, non lento, quasi calcolato come un vecchio marciatore o un grande alpinista; le gambe lunghe ricordano un cavallo libero sulle colline.

Tiene sempre sottobraccio il suo inseparabile quaderno e in mano un bastone che non gli serve certamente da sostegno; anzi lo usa come una grande matita. Si ferma ora qua, ora là; per scrivere cose illeggibili e disegnare assorto forme geometriche.

In paese pensano tutti che sia un po’ picchiatello, nessuno sa il suo nome; ma per quei modi di fare un po’ strani l’hanno soprannominato: Geometra. «… Chissà dove abita? Chissà da dove viene?».

Ogni animale è suo amico. Se ti capita di incontrarlo, al mattino presto o la sera tardi, lo trovi vicino al grande muro che parla con Nerone: un buffo cane nero simpatico a tutti i bambini.

Tra Geometra e Nerone sembra ci sia un tacito accordo. Nerone abbaia sempre appena sente passare qualcuno vicino al giardino dove abita; ma appena avverte il suo passo, si affretta a mettere il muso vicino alla rete per ascoltare le storie di Geometra e farsi coccolare.

L’uomo cammina per il paese e spesso si ferma vicino ai bidoni delle immondizie: cerca di recuperare cose interessanti, oggetti abbandonati che potrebbero essergli utili. Naturalmente questo non può passare inosservato agli occhi degli abitanti che si guardano bene dall’avvicinarsi a quel tipo strano e poco raccomandabile; le mamme poi sembrano punte da uno sciame di vespe ogni volta che corrono per allontanare in fretta i bambini.

Sara abita al terzo piano di una piccola casa a centro paese; trascorre tanto tempo alla finestra e Geometra non sfugge certo alla sua attenzione. A differenza di altri, Sara è molto curiosa e vorrebbe incontrare da vicino quello strano personaggio; magari ammirare i suoi disegni, perché anche a lei piace dipingere e progettare.

Poi vorrebbe tanto capire cosa scrive Geometra in continuazione; ma la mattina quando la accompagnano a scuola non riesce mai ad incontrarlo: a quell’ora è già fuori dal paese da un bel pezzo. Chissà dove andrà così presto!

Sara ama tanto disegnare con in braccio il suo gatto Filiberto. Quello che le piace di più è riempire i fogli di grandi cieli azzurri pieni di mille uccelli dai colori variopinti e a volte anche qualche piccolo aeroplano.

Oggi Filiberto trova la porta di casa aperta, infila le lunghe scale ed esce nella piazza. Non succede quasi mai che il gatto di Sara se ne vada in giro per il paese, e quelle volte che capita, di lì a poco se lo vede ritornare: per saltarle subito in braccio e farle un sacco di fusa; ma oggi Filiberto non è rientrato nemmeno la sera.

«Sara tranquilla!», le ripetono i genitori; «Vedrai che domattina appena ci alziamo sarà fuori dalla porta che reclama le coccole!».

A mattina inoltrata di Filiberto non c’è alcuna notizia e Sara inizia a preoccuparsi seriamente. Meno male che oggi è domenica: niente scuola; così può già andare in cerca del suo gatto.

Cammina, corri e le pare di vederlo in ogni androne; corri e cammina… gira e rigira per il paese fino ad inoltrarsi nelle campagne attorno. Ad un certo punto, in mezzo ad un grande campo vicino ad un piccolo capanno scorge Filiberto; ma appena si avvicina per prenderlo, il gatto si rifugia all’interno della casupola.

«Posso entrare, è permesso? Scusate non voglio disturbare; ma il mio gatto si è spinto fin qui e vorrei portarlo a casa». Non ricevendo nessuna risposta, Sara si fa coraggio ed entra.

Non crede ai propri occhi: ogni parte della casetta è ricoperta da fogli pieni di numeri e disegni; si avvicina piano, li guarda meglio, sembrano proprio parti d’aereo!

Filiberto le si avvicina, Sara fa per prenderlo e solo in quel momento si accorge che difronte c’è Geometra. Spaventata si appoggia al muro, balbetta qualche cosa ma non sa bene cosa dire.

«Non avere paura, il tuo gatto è rimasto a dormire qui con me e gli ho anche dato da mangiare, non sapevo fosse tuo. Come ti chiami?»; le chiede l’uomo con tono pacato e sereno.

«Io mi chiamo Sara, e tu? Ma cosa sono tutti questi disegni, questi numeri e questi segni strani?!», le risponde timida Sara in tutta fretta.

«Calma, calma; una cosa per volta. Io mi chiamo Elio e vengo da un piccolo paese della Sicilia. Da bambino sognavo di viaggiare e di volare. Ho studiato e sono diventato un disegnatore di aerei e ho davvero imparato a volare: il mio sogno più grande!»; sospira Elio.

Poi prosegue: «Eh, la vita mi ha regalato tanto; ma adesso sono vecchio ed è giunto il momento di ritirarmi. E quale cosa più bella se non rintanarmi con i miei sogni in mezzo alla natura».

Elio indica una piccola fessura tra le mura della casupola: «Guarda: da qui vedo passare tutti gli aerei, conosco le rotte che fanno; e posso mettermi a disegnare, a calcolare, progettare… Chissà forse un giorno ci sarà qualcuno a cui lasciare tutto questo».

Sara è più incantata che mai ad ascoltare le parole di quel signore così gentile e simpatico, di cui conosce anche il nome.

«Ma tu cosa fai di bello?», le chiede Elio. Sara, più sicura che mai, comincia a parlare senza timore: «A me piace moltissimo disegnare. Le cose che disegno tanto volentieri sono i grandi cieli azzurri pieni di uccelli e anche i piccoli aeroplani. Mi piacerebbe tanto diventare un ingegnere aeronautico!»; conclude infine non senza tradire una certa emozione.

Elio la guarda con un sorriso che nasconde un breve luccichio vicino agli occhi; poi si avvicina e le chiede se le fa piacere tenere qualche suo disegno. Sara è felicissima: non poteva incontrare persona più meravigliosa.

Corre a casa, deve informare subito i genitori di questa nuova scoperta; mentre Filiberto la segue saltellando. Appena entrata Sara chiede a mamma e papà di seguirla; si avviano così verso la casetta di Elio.

Arrivati dall’aviatore, Sara fa le presentazioni; al momento i genitori sono un po’ confusi ma di lì a poco i tre si raccontano tante cose e finiscono per sentirsi come se si fossero sempre conosciuti.

Il tempo in quel momento sembra essersi fermato. Preparano da mangiare e si siedono tutti insieme intorno al tavolo; Elio cuoce qualche sua specialità e i genitori di Sara ne fanno altre.

Filiberto ora ha due case e si sente bene sia di qua che di là. Quando si salutano, scoprono quanto è bello saper guardare oltre le nuvole, altre nuvole più belle ancora.

 

 

idea e stesura originale di Marisa Chiarani
rielaborazione a cura di Claudio Quinzani

illustrazione di StudioLooov

 


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