ANSELMO E GIALLO

 

Ormai tutto è solo grigio nel paese ai piedi del Monte Giallo. Un tempo era un oceano di colori, di suoni e profumi; e poi come spesso accade piano ma par sempre che sia all’improvviso: quasi si tratti di un incanto alla rovescia, tutto si è ingrigito.

Una volta il paese portava il nome di un fiore profumato e coloratissimo, si chiamava: Ciclamino. Purtroppo con gli anni: il passare di macchine, aerei, treni, insomma fiumi di fumi; il cartello con il nome del paese ha iniziato a ingrigirsi, al punto che sono rimaste solo poche lettere leggibili e chi passa di qua finisce per pensare di essere arrivato al paese di Camino, altro che Ciclamino!

Sì cari miei, avete capito bene; proprio Camino! Ormai la gente non si stupisce neanche più di tanto, perché basta uno sguardo attorno per rendersi conto che tutto è come il colore del fumo o del cielo prima di una pioggia; allora il nome sembra quello giusto, anche se sulle cartine geografiche non si trova.

In questo paese vivono persone, animali, e ci sono case, palazzi, negozi, come in tutti i paesi del mondo; però qui è tutto, ma proprio tutto senza colore. Le persone che si incontrano per strada, malgrado i grandi sorrisi che si sforzano di fare, sembrano in posa dietro a una vetrina dove da ormai troppo tempo il proprietario non pulisce più i vetri.

I bambini di Camino, ex Ciclamino, siedono spesso a cerchio nella casa del vecchio Anselmo: l’ultima proprio in fondo al paese; l’unica in cui se guardi dalle finestre, puoi ancora scorgere la cima del Monte Giallo.

Anselmo narra con occhi lucidi e voce ballerina come era la vita tanti anni prima, quando sul cartello si leggeva a chiare e grandi lettere il nome del paese di Ciclamino!

«Nei campi il grano era brillante come l’oro, le ciliege sembravano rubini che andavano a sposarsi con l’azzurro del cielo; e l’uva? L’uva scendeva a grappoli come una cascata d’acqua che solo a guardarla, ne sentivi il sapore; per non parlare di tutte le altre piante da frutto e le immense campagne dove tra scherzi, risate e serate danzanti si trascorrevano le giornate, a volte anche molto faticose ma sempre felici».

I bambini restano lì a bocca aperta nell’ascoltare le fiabe che Anselmo racconta; ma ahimè di fiabe non si tratta! È solo la vita meravigliosa di un paese che nel tempo ha perso il suo colore.

«Possibile che non possiamo fare proprio nulla per far tornare la luce a Ciclamino?!», esordisce un bimbo piccolo. «Anselmo aiutaci a fare qualche cosa, a trovare nuovi colori per il nostro paese!»; si fanno avanti più sicuri che mai tutti gli altri bambini.

«Piccoli cari, io ormai sono vecchio; per me è già una gioia potervi raccontare come si viveva una volta. Purtroppo non bastano i colori per far tornare vivo il paese; servono tante altre cose e io sono troppo stanco per prendere in mano la situazione».

«Anselmo!», gridano in coro tutti i bambini; «Ci siamo noi no! Tu insegnaci cosa dobbiamo fare e noi lo faremo. Non è giusto che lasciamo andare questo paese. Guarda il Monte Giallo: è nostro amico ed è l’unico che ha mantenuto la sua luce».

E quanto hanno ragione i bambini, quando parlano tutti insieme: il Monte Giallo è proprio rimasto quello di un tempo, perché ha mantenuto intatte tutte le sue piante, i suoi ruscelli sono puliti… «Forse qualche cosa possiamo fare»; si convince infine il buon Anselmo. Poi si alza, infila il suo grosso naso dentro un vaso e ne estrae alcuni semi.

Con lentezza e precisione, come in un rito antico, ne consegna uno ad ogni bambino; raccomandandosi tanto di portarlo a casa con cura, senza abbandonarlo mai: tenendolo al caldo, vicino, molto vicino al cuore.

«Tutto qui?!», esclama uno di loro.

«Noi pensavamo di fare un grande lavoro, un lavoro da grandi e invece tu ci tratti come piccoli incapaci!»; rincalza un altro.

«Più che sereni», ribatte il vecchio Anselmo; «andate tranquilli che questo è già molto, credetemi!».

E così questa sera magica ogni bambino tiene il suo semino stretto stretto, vicino al cuore, finché non si addormenta.

Al mattino un suono strano fa balzare giù dai letti, in un lampo si affacciano tutti alle finestre a cercare di capire cosa stia succedendo; quando una luce abbagliante balugina vorticosa.

Ci vuole un attimo per capacitarsi; ma poi gli occhi di tutti prendono confidenza con il nuovo bagliore. Ognuno si accorge che finalmente è sorto il sole e in fondo al paese, dove la sera prima Anselmo ha regalato ad ogni bambino il suo seme, c’è un grande prato con alberi maestosi che suonano al ritmo del vento una dolce melodia.

Lassù il grande Monte Giallo sembra sorridere e Anselmo si fa aiutare da tutti i bambini per appendere il nuovo cartello colorato che porta alto il nome del paese di Ciclamino.

Un paese che ha ritrovato in una notte tutto lo splendore di un tempo; perché i bambini hanno avuto fiducia nei racconti dei grandi, e i grandi si sono fidati dei più piccoli.

 

 

idea e stesura originale di Marisa Chiarani
rielaborazione a cura di Claudio Quinzani

illustrazione di Sabina Botti

 


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